1917 : la Rivoluzione russa
L'immenso impero zarista comprendeva moltissime nazioni: finlandesi, russi, mongoli, polacchi, georgiani, armeni ecc. ed era guidato dalla monarchia assoluta dei Romanov. L'impero zarista era lo stato più arretrato d'Europa.La lingua e la cultura dei russi era stata imposta a tutto l'impero.
La corte imperiale era popolata da personaggi ignoranti e corrotti, tra cui ricordiamo la figura del monaco Rasputin, il quale, approfittando della debolezza di carattere dello zar Nicola II, divenne il vero padrone della Russia prima della Grande Guerra.Nei vari territori dell'impero e nelle maggiori città russe frequenti erano le ribellioni. Ricordiamo in particolare le sommosse del 1905, seguite alla sconfitta contro il Giappone.Ad un certo punto le sommosse divennero molto frequenti e diffuse, coinvolsero tutti gli strati della popolazione comprese le forze armate (famoso l'ammutinamento della corazzata Potempkin). Lo zar fu costretto a concedere la Costituzione, ma il diritto di voto fu concesso a pochissime persone e il parlamento (Duma) ebbe pochi poteri.
La principale attività dgli abitanti dell'impero era l'agricoltura praticata con sistemi molto primitivi.
Nel 1867 lo zar Alessandro II aveva abolito la servitù della gleba e permesso il riscatto delle terre a circa venti milioni di contadini liberi. Grazie a questa riforma e all'estensione enorme dei terreni la produzione di frumento aumentò fino a superare quella degli Stati Uniti d'America. Inoltre, grazie ai bassi salari pagati ai braccianti, la Russia potè esportare enormi quantità di grano in Europa Occidentale e incassare i capitali necessari per iniziare una prima industrializzazione.
Le prime industrie russe furono comprate dagli stati occidentali con il sistema chiavi in mano: un'industria inglese o tedesca consegnava la fabbrica completa di tutto, formava gli operai e i tecnici russi e li assisteva per i primi anni di produzione. Le prime industrie a sorgere e a svilupparsi furono nel settore tessile e siderurgico. In alcuni settori, come in quello petrolifero i progressi furono rapidi e notevoli: nel 1910 un quarto della produzione mondiale di petrolio proveniva dall'impero russo.
Dal 1850 al 1911 la popolazione era passata da 70 milioni di abitanti a 161 milioni. Sempre nel 1911 gli addetti all'industria raggiungevano i cinque milioni. Si trattava di una percentuale bassa rispetto al resto della popolazione, ma er concentrata in poche grandi città (Pietrogrado, Mosca, Kiev, Rostov, Odessa, Baku) e costituiva una forte componente operaia e proletaria fortemente politicizzata e sindacalizzata ad opera dei socialista. Questa base operaia fu la principale protagonista della rivoluzione russa del 1917.I menscevichi erano il gruppo più moderato. Essi sostenevano che occorreva tentare una politica di riforme politiche e sociali alleandosi con la borghesia. Questo allo scopo di portare il Partito socialdemocratico ad essere legalmente riconosciuto e poi ad ottenere il successo in libere elezioni politiche.I bolscevichi invece ritenevano che ciò non sarebbe mai stato possibile in un paese arretrato e quasi privo di una borghesia liberale come la Russia. Quindi, a loro modo di vedere, per realizzare qualsiasi tipo di cambiamento sarebbe stato indispensabile realizzare una rivoluzione e prendere il potere con la forza.Il contrasto fra i due partiti, in sostanza, riproduceva quello che abbiamo visto nei movimenti socialisti dell'Europa occidentale, fra riformisti e massimalisti.
In Russia, invece, il potere era in gran parte in mano alla nobiltà zarista, mentre scarsa per numero e per peso politico era la classe borghese.Fra i capi del Partito bolscevico c’era un esponente della piccola nobiltà di provincia, Vladimir Ulianov detto Lenin, un rivoluzionario rifugiatosi all’estero che si ispirava a Karl Marx. Coinvolto nella prima guerra mondiale, il grande impero russo aveva dimostrato la fragilità e la debolezza della sua organizzazione politica e militare.In particolare, mentre le numerose sconfitte mettevano a nudo l'impreparazione dell'esercito, la produzione agricola si riduceva sempre di più, anche perché la maggior parte dei soldati proveniva dalle campagne, che restarono alle cure delle donne e dei vecchi.Durante l'inverno 1916-17 vi fu una dura carestia e molte città rimasero addirittura prive di generi alimentari. La fame provocò sollevazioni popolari e disordini. Nel febbraio 1917 violente dimostrazioni operaie contro il governo imperiale scoppiarono a Pietrogrado.L'imperatore Nicola II fu costretto ad abdicare . Si formò un governo provvisorio, guidato da un liberale che aveva l'appoggio della borghesia. Gli operai delle fabbriche, i contadini delle zone prossime alle città e i soldati formarono dei soviet (in russo soviet vuol dire "consiglio") che avrebbero dovuto governare le fabbriche, le città, i villaggi e i reparti dell'esercito.Quella dei soviet non era un'esperienza nuova: se ne erano formati anche durante la Rivoluzione del 1905 ed erano stati sciolti quando il governo zarista aveva ripreso il controllo della situazione.Il governo borghese e il popolo dei soviet erano divisi da un profondo disaccordo su molti punti, ma in particolare sulla condizione della guerra: il governo infatti intendeva proseguire la guerra a fianco degli alleati dell'Intesa, mentre le classi popolari, quelle che avevano subito le sofferenze più dure, desideravano una pace immediata.
A metà del giugno 1917 un'offensiva dell'esercito russo fu fermata dai tedeschi e si risolse in un ennesimo disastro militare. La guarnigione di Pietrogrado si rivoltò contro il governo invitando il soviet della città a prendere tutto il potere. La rivolta fallì e molti esponenti del partito bolscevico furono arrestati. Lenin fuggì in Finlandia. La guida del governo fu affidata al socialista Kerenskij nella speranza che questi potesse riconquistare il consenso popolare.La politica di Kerenskij fu ambigua su un punto che invece era ormai decisivo per il popolo russo: la pace.Durante la notte fra il 6 e il 7 novembre 1917 formazioni armate bolsceviche occuparono tutti i punti strategici di Pietrogrado. L'8 novembre presero d'assalto e conquistarono il palazzo d'inverno, un'antica residenza imperiale dove era riunito il governo Kerenskij. Istituirono poi il nuovo governo rivoluzionario: il soviet dei commissari del popolo. Secondo il calendario allora in uso in Russia la data del 7 novembre corrispondeva al 25 ottobre. E' per questo che la rivoluzione iniziata in quel giorno è nota come la Rivoluzione d'Ottobre.
Le prime iniziative prese dal governo rivoluzionario furono l'impegno a firmare una pace immediata con la Germania (pace di Brest- Litovsk) e un decreto che confiscava le grandi proprietà terriere.
Dopo la pace con la Germania la situazione continuò ad essere drammatica: in tutto il paese infuriava infatti la guerra civile.Contro il governo rivoluzionario si schierarono i generali rimasti fedeli all’imperatore, con le loro armate che furono dette armate bianche. Le grandi potenze: Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Giappone, per evitare che la rivoluzione si allargasse fuori dai confini russi, inviarono truppe a sostegno delle armate bianche.Lenin e Trotzkij, suo strettissimo collaboratore, agirono con grande durezza e decisione. Trotzkij in persona organizzò un esercito fedele alla rivoluzione, l’Armata rossa. Lo zar, già imprigionato in una località di campagna, venne fucilato con tutta la sua famiglia (1918). La guerra civile fu crudele e sanguinosa, tanto che si è parlato di "terrore bianco" e "terrore rosso".Il 1921 segnò la vittoria dell’Armata rossa: le truppe straniere vennero ritirate, si arresero i generali zaristi . Nacque un nuovo stato: l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. (URSS).Problemi enormi attendevano il nuovo governo sovietico, che aveva confiscato tutti i mezzi di produzioni (terre, industrie, macchinari, miniere) e li aveva dichiarati di proprietà collettiva.
La produzione agricola era nel frattempo calata al 55% rispetto a quella degli anni precedenti la guerra, mentre quella industriale era crollata addirittura al 10% e il commercio estero quasi non esisteva più.
Lenin stesso si rese conto che non era possibile creare da un giorno all'altro una vera economia comunista. Trovò quindi una soluzione di compromesso che chiamò Nuova Politica Economica (abbreviato in NEP).I contadini furono autorizzati a mantenere una certa quantità di terre in proprietà privata.Solo le proprietà che superavano certe dimensioni divennero collettive.
Nei settori dell'industria e del commercio lo Stato si limitò ad appropriarsi di tutte quelle aziende che impiegavano più di 20 dipendenti per un totale di circa 37000 imprese. Restarono private quelle di dimensioni inferiori. In sostanza, restarono in mano ai privati molte proprietà contadine di dimensioni medio-piccole, gran parte del commercio interno, la piccole aziende familiari.Nonostante i severi limiti posti alle attività private, la NEP diede subito fiato alla disastrata economia sovietica: negli anni 1923-24 solo il 38,5% della produzione totale era frutto del lavoro del settore statale, mentre tutto il resto provenne dalle libere attività dei privati.La percentuale della produzione privata sul totale salì a oltre il 98% nell'agricoltura, grazie soprattutto all'intraprendenza dei Kulàki, i contadini benestanti.Nel 1924, alla morte di Lenin, il potere passò a Stalin, che si sbarazzò con la forza di ogni rivale. Negli anni successivi egli affermò con spietata durezza il suo potere personale.Rivale di Stalin per il potere, ma anche sul piano politico, era stato Trotzkij, l'eroe della difesa contro le armate bianche. Trotzkij avrebbe voluto l'esportazione del modello rivoluzionario sovietico, Stalin invece voleva mantenere il socialismo in Russia senza impegnarsi per il socialismo nel resto del mondo. Trotzkij fu costretto a scappare dalla Russia, ma Stalin lo fece uccidere da un sicario in Messico.
L'eco della rivoluzione
In Occidente le notizie provenienti dalla Russia sollevarono grandi preoccupazioni ed emozioni. I governi e le classi dirigenti ebbero il timore che il contagio rivoluzionario si allargasse. L'invio delle truppe occidentali in aiuto dei generali zaristi e delle armate bianche non fu sufficiente a sconfiggere la Rivoluzione ma la guerra creò enormi difficoltà alla nuova dirigenza bolscevica e al nuovo stato comunista. Anche per questo motivo prevalsero le idee di Stalin sul rafforzamento del comunismo all'interno della Russia e sulla rinuncia da esportare la Rivoluzione nel resto del mondo. Fortissime invece furono le emozione e le speranze che la Rivoluzione fece nascere nelle classi popolari dell'Occidente soprattutto fra gli operai.