LA RIVOLUZIONE LIBERALE AMERICANA 1776/83
di Arianna R.
Furono gli abitanti delle colonie protestanti dell’America nord-orientale a dare prova per primi di un concreto innovamento della mentalità "ancien regime". Fortemente legati a valori come la libertà di pensiero e di azione e, benché profondamente religiosi, i coloni distinguevano rigorosamente la sfera della libertà di coscienza, da quella politica; nell’ambito della vita associata infatti, facevano il possibile per trovare, ai problemi della comunità, delle soluzioni che accontentassero tutti.Tutto ciò provocava grande scalpore in Europa, dove tale libertà di pensiero veniva scambiata per cinismo, indifferenza ed insensibilità religiosa.Per la stessa ragione gli uomini delle colonie erano pronti a difendere i propri diritti con le armi ed a dichiararsi nemici di ogni apparato autoritario dello Stato e di ogni feticismo religioso.I coloni americani erano per lo più cittadini francesi ed inglesi con il desiderio di insediarsi in una terra con condizioni sociali meno precarie e dove poter anche professare liberamente qualunque fede religiosa.Ai coloni giunti dall’Europa nel XVI secolo se ne aggiunsero molti altri nel XVII, anch’essi desiderosi di ottenere insieme alla libertà, anche benessere e prosperità; tra quest’ultimi un gruppo di puritani definitisi successivamente Padri Pellegrini e destinati a divenire famosi., giunsero a bordo di una nave detta MAYFLOWER e, approdati l’11 novembre 1620 nella città di Plymonth, firmarono un documento con il quale si impegnavano ad applicare nella colonia leggi giuste ed imparziali ed a farle rispettare.Questo è il famoso giuramento della Mayflower, considerato il più antico documento della libera democrazia americana e ricordato ancora oggi nel "THANKSGIVING DAY".I primi veri stanziamenti americani giunsero nella seconda metà del XVII secolo grazie a dei ceti mercantili.In tempi relativamente brevi queste nuove terre raggiunsero degli indici di produttività tali, da riservarvi un posto molto rilevante nell’ambito del commercio marittimo inglese.Si formarono così tredici colonie sotto il potere inglese, che assunsero caratteri molto diversi: nel Nord si affermò una società costituita prevalentemente da mercanti, artigiani e piccoli imprenditori; nel Sud un’aristocrazia terriera, che sfruttava il lavoro degli schiavi neri.Le cose procedevano abbastanza bene per i coloni, che ormai divenivano sempre più intraprendenti. Purtroppo però, con il passare del tempo, si generalizzò un profondo malcontento dovuto agli intralci posti dai funzionari governativi inglesi. Era perciò evidente il contrasto tra l’Inghilterra, indicata come paradigma di vita politica libera e costituzionale, ed il trattamento che il Governo di Londra riservava ai coloni. Essi infatti, pur godendo di una certa autonomia, non avevano però il diritto di inviare i propri rappresentanti al Parlamento.Ancora più grave è il fatto che gli inglesi consideravano le colonie un mercato riservato allo sfruttamento della madrepatria.
La situazione precipitò in seguito a due fatti nuovi:
la valida partecipazione dei coloni alla guerra dei "Sette anni" tra inglesi e francesi;
l’imposizione da parte del Parlamento inglese di nuove tasse.
I coloni protestarono ed insorsero, sostenendo che Londra aveva compiuto un atto anticostituzionale.Le incessanti proteste tuttavia, non intimorirono il re Giorgio III, che nell’agosto 1775 dichiarò ribelli i coloni americani.
Iniziò così la guerra d’indipendenza.
Dopo alcuni inutili tentativi di conciliazione, i rappresentanti dei coloni si riunirono a Philadelphia, ed il 4 luglio 1776 sottoscrissero una Dichiarazione di Indipendenza.Tale Dichiarazione si basava sul diritto dei cittadini di abbattere, in nome della propria libertà, un governo oppressore e tirannico. Intanto, la lotta tra le truppe inglesi ed i coloni volgeva al peggio per quest’ultimi.Ci fu un uomo che tuttavia, riuscì a fronteggiare la drammatica situazione in attesa di assestare un colpo definitivo agli inglesi: George Washington.Numerosi volontari giunsero in aiuto dei coloni dalla vecchia Europa, fra essi il francese La Fayette ed il polacco Taddeo Kosciuszko.Fu comunque decisivo l’intervento di Spagna, Francia ed Olanda, intervento ottenuto dal fisico Benjamin Franklin.La rivolta coloniale si stava trasformando in un conflitto internazionale.
In seguito ad alcuni insuccessi re Giorgio si trovò costretto a riconoscere, il 3 settembre 1783 con il trattato di Versailles, l’indipendenza delle tredici colonie e la trasformazione in Stati Uniti d’America.La Confederazione degli Stati Uniti d’America si apprestava a diventare la potenza più importante del mondo.Al suo interno le discordie erano ancora molte a causa della scarsa volontà dei tredici Stati di sottoporsi ad un Governo centrale di tipo federale. Le prime conseguenze di questa situazione si resero evidenti nel 1781 nel corso della stesura della prima Costituzione.La fusione risultò essere poco più di una unione diplomatico-militare tra diversi Stati, ognuno indipendente dall’altro.Una simile situazione poteva creare una serie di inconvenienti, tra cui anche il rischio di una netta separazione tra i tredici Stati; di qui l’esigenza di una revisione costituzionale.Il 17 settembre 1787 a Philadelphia venne proclamata una seconda Costituzione, che prevedeva un governo forte e centrale retto da un presidente. Il primo presidente fu Gorge Washington.Questa Costituzione, tuttora in vigore, si fonda sul principio della separazione dei poteri, il legislativo è affidato al Congresso (formato da due assemblee: la Camera dei rappresentanti ed il Senato), l’esecutivo al Presidente ed al governo federale, il giudiziario alle Corti federali dei singoli Stati, al cui vertice c’è una Corte suprema.Il Presidente ed il Congresso si occupano degli affari esteri e generali della Confederazione, per quanto riguarda gli affari interni, ciascuno degli Stati elegge, in genere ogni quattro anni, un Parlamento ed un Governatore.Tale Costituzione non solo incoraggiava l’universale lotta contro gli Stati assoluti, ma proponeva una nuova forma di comunità politica, quella repubblicana, federale e presidenziale.