Cerimonie matrimoniali
Il momento delle nozze si svolgeva secondo un rituale drammatizzato che si svolge come uno spettacolo: vestita di bianco, con il flammeum, un velo arancione posto sulla acconciatura ripartita in sei ampie ciocche, al calar della sera, la futura mater familias fingeva di aggrapparsi alle braccia della propria madre, dalle quali era strappata a forza, mentre musici, suonatori e portatori di torce formavano un corteo, per accompagnarla alla casa dello sposo.
Il fidanzamento, in genere molto lungo, era ufficializzato dal dono di un anello, che veniva posto all'anulare. Si riteneva, infatti, che per l'anulare passasse un nervo, che arrivava direttamente al cuore.
Le cerimonie variavano, a secondo della classe sociale delle famiglie degli sposi. La sposa indossava un abito bianco, delle calzature rosso fuoco, ed i capelli raccolti in una rete dello stesso colore. In generale, il rito nuziale, come si è già detto, consisteva in un corteo, che riuniva i componenti delle due famiglie. Il corteo al completo s'incamminava verso la futura casa. Giunti a destinazione, lo sposo chiedeva alla sposa: " Chi sei?", e la sposa rispondeva: " Se tu sei Tizio, io sono Tizia". Allora lo sposo sollevava la sposa e le presentava le chiavi della casa. Entrambi, poi, passavano a testa bassa sotto un giogo, che indicava il vincolo comune del matrimonio.
La donna passava, così, sotto l'autorità del marito, che si era appropriato della dote, stabilita dai padri al momento del fidanzamento.
Il matrimonio poteva essere sciolto per iniziativa di uno dei due coniugi. Di solito, il marito decideva di liberarsi dal vincolo matrimoniale, dicendo: "Ripigliati quel che è tuo". Ma, senza il consenso della moglie, il marito non poteva divorziare. Tuttavia, non era molto comune presso i romani, almeno fino all'epoca tardo repubblicana: per una donna, il ripudio era considerato un atto umiliante.