Franco Sacchetti
1332 circa – 1400
Mercante, ambasciatore, uno degli Otto della Guardia a Firenze, priore del quartiere di S. Giovanni, podestà di Bibbiena, di San Miniato, di Faenza, capitano della Romagna fiorentina.
Opere :“ La battaglia delle belle donne “ – “ Libro delle rime” “ Sposizioni di Vangeli “ – “ Trecentonovelle “
Franco Sacchetti nacque , forse, a Ragusa ( oggi Dubrovnik, in Croazia ) o a Firenze, intorno al 1332/34 , e morì a San Miniato nel 1400, probabilmente di peste; di antica e nobile famiglia fiorentina di parte guelfa, esercitò come il padre la mercatura, viaggiò molto ed ebbe un’intensa attività politica, ricoprendo, per la stessa Firenze e in altre città toscane ed emilio-romagnole, diversi incarichi ( priore, podestà, capitano, ambasciatore).
Di grande passione per le " umane lettere " e autore di rime e di novelle, fu personaggio certamente rappresentativo del suo tempo, " un vero cittadino di Repubblica, uno di quegli uomini completi, secondo il loro tempo, che potevano governare la città col consiglio, difenderla con le armi, correggerla con la giustizia, adornarla di religione e di buon costume, fiorirla di lettere, d’arte e di poesia " ; purtroppo visse esperienze anche drammatiche, segnate da disavventure patrimoniali, da crisi psicologiche e morali, da lutti e tragedie famigliari ( il fratello Giannozzo venne giustiziato per i fatti del Tumulto dei Ciompi ). E tutta questa esistenza così intensamente vissuta Sacchetti la riversò nella sua opera letteraria e in particolare nella raccolta del Trecentonovelle, il suo "capolavoro", dove risaltano, tra gusto descrittivo dinamismo e aderenza al contesto del registro linguistico, I’inclinazione alla risata e allo scherzo, il gusto per il personaggio bizzarro, per I’episodio insolito, per I’aneddoto saporoso, per la battuta divertente. Non vi manca però l’intento moralistico, in quanto le novelle quasi sempre si concludono con una specie di morale, con la quale l’autore, che " nella verità si è impegnato di comporle ", condanna I’adulazione, I’avarizia, I’usura, la superstizione, I’ipocrisia, la corruzione del clero e dei magistrati, le donne vanitose e la vanagloria, mentre esalta la semplicità, la moderazione, l’onestà, l’arguzia, l’intelligenza, l’umorismo e l’autoironia.
Ma Sacchetti, " fiorentino …. uomo discolo e grosso" – come egli stesso si definì -, che " con intelligente bonarietà " sa sorridere, nonostante tutto, delle sue cariche, della sua stessa vita e delle debolezze altrui, è anche un uomo molto religioso, con una fede ingenua ma integrale, priva di dubbi e di contraddizioni. E così appare nelle "Sposizioni di Vangeli" , una esposizione del Vangelo contrassegnata da sermoni, meditazioni, princìpi, analisi teologiche e considerazioni che la Chiesa avrebbe potuto vedere persino con sospetto, come quando afferma che alla "salvazione" possono sperare tutti, pagani e "saracini", se vissuti " ragionevolmente e giustamente".
Anche nel " Libro delle rime" ritroviamo il suo impegno religioso accanto a quello etico e non mancano i temi , le immagini, i suoni, gli accenti e i sentimenti da apprezzare, sebbene " antagonisti ", come la ben riuscita traduzione quasi letterale dello Stabat Mater – " … vide il suo dolce nato moriente desolato…" - e quella piccola ballata, meno sacra e più profana, della ragazza maritata, per la quale il poeta canta " fanciulla, vedrò donna farti e sentirai più l’amoroso sole …"