Cesare Pavese
(1908 , Cuneo -1950,Torino )
Vive l’infanzia e l’adolescenza tra le Langhe ( paesaggio collinare, inciso da vallate, aspro e brullo, ma adatto alla coltivazione dei vigneti ) della provincia di Cuneo e l’ambiente cittadino di Torino, «luoghi» emblematici ( significativi e tipici ) della sua vita e della produzione letteraria , in un rapporto di forte antinomia e contrasto : da un lato la felicità naturale dell’infanzia e l'istinto inconsapevole dell'esistere, dall'altro i rapporti umani insoddisfacenti, l'aridità dei sentimenti, la vita ridotta a «mestiere di vivere». Le Langhe rimasero per sempre l'immagine simbolica di un paradiso perduto cui è impossibile tornare; Torino è la moderna città , in cui l'uomo si perde, ma in cui è necessario tentare l'avventura «storica» alla ricerca di una rinnovata civiltà e di un nuovo umanesimo. E la sua vita e le sue opere vanno interpretate alla luce di questa tensione che si crea tra l'aspirazione al recupero della naturalità dell'infanzia (nel rifiuto della storia) e la volontà d'impegno intellettuale e politico.
Esperto di letteratura angloamericana, si dedica ad un'intensa attività di traduttore di scrittori soprattutto americani, classici e contemporanei, come John Steinbeck e Ernest Hemingway, anche perché presentare al pubblico italiano le opere di questi autori contribuiva a creare il mito dell'America giovane e democratica, libera e selvaggia, con effetti sgraditi al regime fascista.
A metà degli anni Trenta, subisce, per aver protetto una donna impegnata contro il Regime, la condanna di confino in un paesino della Calabria, dove comincia a scrivere un diario, che avrebbe visto la luce solo nel 1952 con il titolo "Il mestiere di vivere" (1952). Rientrato a Torino, precipita in una grave forma di depressione , sia per l’insuccesso di una raccolta di versi ( Lavorare stanca ,1936), caratterizzata dal verso lungo, più vicino al ritmo della prosa narrativa , sia per una delusione sentimentale. Del 1941 è Paesi tuoi , con cui l’autore, fortemente influenzato dalla narrativa nordamericana, rappresentava un mondo contadino tormentato e violento, incomprensibile agli occhi del protagonista-narratore, un proletario in fuga dalla città. Durante gli anni della guerra, scrive "La casa in collina", che ha come tema il dramma interiore e l'isolamento dell'intellettuale che non ha il coraggio e la determinazione di partecipare in prima persona alla dura esperienza della guerra partigiana. . Seguono i racconti di "Feria d'agosto" (1946), il romanzo "Il compagno" (1947) e "La bella estate" (1949). I "Dialoghi con Leucò" (1947) sono un'originale rilettura psicoanalitica dei miti classici. Il successo definitivo, anche a livello di critica, di Pavese avviene con "La luna e i falò" (1950), storia di un uomo che, dopo aver trascorso molti anni in America, torna al suo paese e alla difficile ricerca della propria identità culturale; l’autore diviene un modello per le nuove generazioni di scrittori, ma non riesce a liberarsi dalla disperazione esistenziale che le pagine del "Mestiere di vivere" documentano in maniera evidente.Vince il premio Strega, ma Pavese non riesce a liberarsi dei suoi fantasmi e la solitudine continua a pesargli; nel 1950, forse anche per un’altra delusione sentimentale, si toglie la vita sotto il peso di una depressione che lo tormentava da anni , cedendo a quello che aveva chiamato il "vizio assurdo". Dopo la sua morte viene pubblicata un'altra raccolta poetica : "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" (1951).