Gli illuministi
Rousseau
il trattato
politico Il contratto sociale (1762), con il quale, assumendo le difese
della volontà popolare contro il diritto divino dei re, contribuì a preparare il
terreno ideologico sul quale si sviluppò la Rivoluzione francese.Nei due
Discorsi del 1750 e del 1754 Rousseau svolse una critica morale dei mali
della società del suo tempo, intesa come il regno della falsità e della
corruzione, in cui prevalevano la bramosia di ricchezza, l'ambizione, la vanità,
la sopraffazione. La tesi di Rousseau era che questi mali non sono connaturati
all'uomo, ma a cause estranee alla sua natura e connesse alla diffusione della
disuguaglianza economica. Alla società attuale egli opponeva uno stato di natura
che, diversamente dalla teorizzazione di Hobbes, era inteso da Rousseau come una
condizione in cui gli uomini vivevano "liberi, sani, buoni e felici". Più che un
preciso fatto storico, la nozione di questo stato naturale serviva a Rousseau
come criterio normativo per criticare la società del suo tempo. In tal modo,
Rousseau finì per contrapporsi agli altri filosofi illuministi, in quanto
all'ottimismo scientifico e filosofico di questi sostituiva una visione morale
fondata sui valori dell'interiorità e sulla considerazione dello stato presente
come condizione di decadenza e di corruzione rispetto a uno stato originario.Con
il Contratto sociale Rousseau delineò un modello di convivenza politica
entro il quale l'individuo, obbedendo alla legge, non cessava però di essere
libero. Ciò è possibile nella misura in cui la legge, anziché essere espressione
dell'arbitrio di un sovrano assoluto, esprime invece la volontà generale:
obbedendo a essa, ciascun individuo obbedisce a se stesso, poiché, secondo
Rousseau, nella volontà generale, che ha come suo scopo l'interesse
sovraindividuale della collettività, l'io di ciascuno si identifica con l'io di
tutti (Vedi Contrattualismo).Se nel Contratto sociale Rousseau
teorizzava la rigenerazione della società, nell'Emilio egli cercava la
strada per una rigenerazione dell'individuo secondo un programma educativo
rinnovato. La pedagogia dell'Emilio si fonda sul concetto di "educazione
negativa", ossia di un'educazione che "non inculca alcuna virtù, ma previene il
vizio; non insegna la verità, ma preserva dall'errore"; "essa prepara il
fanciullo a tutto ciò che può condurre al vero quando sarà capace di
comprenderlo, e al buono, quando sarà capace di amarlo". È dunque necessario che
l'educatore rispetti la personalità del fanciullo in tutta la sua integrità e
nella gradualità dei suoi sviluppi; egli non deve formare positivamente questa
personalità, ma consentirne lo sviluppo libero.Con la sua dottrina sociale e
politica Rousseau è stato certamente all'origine delle concezioni della moderna
democrazia. Tuttavia alcuni storici ritengono che anche le moderne ideologie
totalitarie si siano ispirate, almeno in parte, alla sua concezione dello stato
come incarnazione dell'astratta volontà generale di una collettività. Le teorie
pedagogiche di Rousseau favorirono invece metodi educativi più permissivi e più
attenti all'aspetto psicologico dell'educando, esercitando un profondo influsso
su riformatori come lo svizzero Pestalozzi e altri pionieri della moderna
pedagogia. La Nuova Eloisa e le Confessioni inaugurarono un stile
letterario nuovo, permeato da un'intensa esperienza personale nell'indagare la
dimensione emotiva e il conflitto tra valori morali e terreni. Sebbene Rousseau
condividesse lo spirito dell'illuminismo, per la sua appassionata difesa della
ragione e dei diritti degli individui, egli al tempo stesso anticipò alcuni
aspetti del romanticismo, impegnandosi in un'appassionata difesa del sentimento
e della profondità dell'esperienza soggettiva.
Condorcet si impegnò in una difesa del principio democratico della volontà della maggioranza la Relazione sull'istruzione pubblica, in cui delineò un rivoluzionario progetto educativo, basato sul riconoscimento dell'importanza dell'uguaglianza nel campo dell'istruzione; in campo politico, si oppose agli eccessi del Terrore contro i girondini, scontrandosi con Robespierre. Proscritto dal Comitato di salute pubblica, dovette nascondersi, e nel suo rifugio compose l'Abbozzo di un quadro storico dei progressi dello spirito umano (1795, postumo). In quest'opera Condorcet delineò i progressi dell'umanità in nove epoche, sfocianti in una futura decima epoca, nella quale si approssimerebbe la perfezione umana grazie all'inarrestabile progresso della ragione. Accusato di cospirazione, tentò di fuggire ma venne scoperto e imprigionato; il giorno seguente fu trovato morto.
Montesquieu,
Lettere persiane, pubblicate anonime nel 1721, sferzò un attacco alla Francia del suo tempo, mettendone alla berlina gli ambienti politici, religiosi e letterari. In quest'opera, che ebbe larga diffusione, Montesquieu si impegnò in un'appassionata difesa della tolleranza, inaugurando la stagione dell'illuminismo. Considerazioni intorno alle cause della grandezza dei Romani e della loro decadenza, in cui la storia di Roma, la sua ascesa e il suo declino vengono ricondotti a cause umane e naturali in opposizione alle tradizionali concezioni provvidenzialistiche. Il capolavoro di Montesquieu, Lo spirito delle leggi, uscì nel 1748. In questo fondamentale testo di teoria della politica Montesquieu esamina le tre principali forme di governo, repubblica, monarchia e dispotismo, e le leggi che ne regolano il funzionamento, ponendole in relazione con le condizioni climatiche, geografiche ed economiche del territorio e con gli usi e i costumi dei differenti popoli. Da questa analisi emerge un modello di stato ideale, basato sulla separazione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, che costituisce uno dei cardini del pensiero liberale moderno.