LE FOIBE: UN SILENZIO DURATO TROPPI ANNI…
di Valeria F. III D scuola media Via Pintor a.s. 2005/6
Aprendo un qualunque dizionario, o sfogliando una qualsiasi enciclopedia, il termine "foiba" viene indicato come "Voragine rocciosa, a forma di imbuto rovesciato, creata dall’erosione di corsi d’acqua, che può raggiungere anche i 200 metri di profondità". Per molte persone però rappresenta soprattutto il luogo dove familiari e connazionali hanno perso la vita, uccisi, prima, dai comunisti jugoslavi guidati da Tito, e, di nuovo, dal mancato ricordo della società moderna.
Ma che cosa è successo nelle foibe?
Per poter rispondere bisogna documentarsi autonomamente poiché su molti libri di scuola l’argomento, spesso, non è neanche citato; è per questo motivo che ho voluto effettuare una ricerca in merito.
Il dramma delle foibe ha origine dal 1918, quando l’Italia ricevette l’Istria a seguito della vittoria nella guerra del ’15-’18. Ma il fenomeno iniziò praticamente nell’autunno del 1943, quando i soldati italiani abbandonarono la regione: la massima intensità ci fu nei 40 giorni dell’occupazione jugoslava di Trieste e Gorizia, dall’Aprile fino a metà giugno del 1945, anche se la vicenda si protrasse fino al 1947.
Molte persone, circa 10.000 (da quanto si apprende da statistiche non precise), furono arrestate e condannate a morte dai comunisti jugoslavi, dopo aver subito sevizie e torture. La loro unica colpa era di essere italiani: fascisti, antifascisti, liberali, socialisti, gente di ogni credo politico… Erano italiani: questo è il motivo per cui furono uccisi.
Il progetto degli uomini di Tito era quello di distruggere il potere italiano e di sostituirlo con il contropotere partigiano, portatore di un disegno annessionistico della regione alla Croazia e, quindi, alla Jugolavia.
Le vittime dei "titini" venivano condotte nei pressi delle foibe: venivano loro bloccati i polsi e i piedi con il fil di ferro e, dopo, venivano legati gli uni agli altri, sempre tramite fil di ferro. Spesso i massacratori gettavano gli innocenti vivi o si divertivano a sparare alla prima persona del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba, trascinando con sé anche le altre vittime.
Viene perciò spontaneo porsi delle domande: perché ancora non si parla di questa tragica questione? chi ha voluto che restasse un argomento sconosciuto per 60 anni?
Al secondo quesito, gli storici rispondono evidenziando due motivi: il primo è per l’interesse degli anglo-americani, che vedevano in Tito un prezioso alleato contro l’URSS poiché il maresciallo jugoslavo aveva avuto una rottura con Mosca.
Il secondo è relativo al governo italiano ,con De Gasperi, e al Partito Comunista; sottolineando questo fenomeno, essi avrebbero dovuto riconoscere gli errori commessi nel legarsi con Mosca, perciò era meglio tacere.
La verità, ogni verità, è qualcosa di rivoluzionario e tenerla nascosta è un "reato" che si commette nei confronti di tutti coloro che amano la libertà e la giustizia.
Spesso viene usata la frase "Per non dimenticare…" verso i 6.000.000 di morti della Shoah. Io non limiterei questo assunto solo nei confronti delle vittime dell’Olocausto; piuttosto la rivolgerei a tutte le persone che sono state uccise a causa di un ideale, di una fede o semplicemente per l’appartenenza ad una nazione o ad una religione.
Non si possono fare distinzioni tra morti di serie A e morti di serie B, tra stragi principali, stragi meno importanti o " danni collaterali": ci deve essere la stessa dignità umana per tutti e le verità devono essere raccontate a 360°.
La reale vergogna è che per 60 anni nessuno ha osato parlare; in un Paese democratico ciò è molto grave e il fatto che ancora oggi questo fenomeno non viene riportato sulla gran parte dei testi scolastici lo rende ancora di più scandoloso.
Le 10.000 vittime della foibe meritano un ricordo: il silenzio, durato troppi anni, è giusto che finisca…
"Quando si guarda la verità solo di profilo o di tre quarti, la si vede sempre male. Sono pochi quelli che sanno guardarla in faccia." ( Gustave Flaubert )