AUTORE.
Mino Milani, giornalista e scrittore, è nato a Pavia nel 1928.
Autore di numerosi libri per ragazzi, tra cui possiamo ricordare L'avventura di Tommy River, I cavalieri della Tavola Rotonda, Efrem soldata di ventura, ha ottenuto parecchi premi per la sua attività letteraria. I più recenti son il premio Andersen - Baia delle Favole 1993, il Premio II Battello a Vapore 1993 e il Premio Bancarellino 1994 alla sua opera L'ultimo lupo.
TRACCIA.
Lorenzo è il protagonista di questo libro e viene chiamato da tutti Enzo. Lui è un ragazzo di 12 anni e vive in città, và a scuola, esce con gli amici sente di avere tanti problemi gli stessi dei suoi coetanei. I suoi genitori sono genitori come tanti altri cercano di dargli quello che lui chiede, ma spesso non sono presenti quando lui ne a più bisogno. Un giorno, però, la vita di Enzo sembra cambiare anche se lui non se ne rende conto perché conoscerà lo zio Mario che vive in un paesello sperduto dove non c'è anima viva che si chiama Fonterossa. Fonterossa era una frazione con una ventina di case aggrappate alla montagna, attorno ad un piccola chiesa. Il vero paesello si trova 7 chilometri a valle dove c'è un solo bar, un negozio , la posta e un sindaco. Il nipote di Mario convinto che lo zio ormai anziano non fosse più in grado di vivere da solo in questo paesino disabitato, decide di mandarlo a vivere in una casa di riposo, dove verrà accudito. All'inizio lo zio Mario fà un po di storie, ma il nipote lo convince promettendogli che ogni settimana sarebbe andato con la sua famiglia a fargli visita. Anche se malvolentieri lo zio Mario accetta. Le settimane passano, ma nessuno gli fà visita e così per passare il tempo, decide di uscire con i suoi coetanei. Nonostante abbia trascorso una giornata piacevole sentiva sempre di più la nostalgia della sua casa e così decide di scappare da casa Serena per tornare a casa a Fonterossa. Il nipote allora messo alle strette decise di lasciarlo tornare a casa. Allora il nipote si ricorda che lo zio da giovane era stato un guarda boschi e pensa di chiedere allo zio se poteva aiutarlo a cacciare l'ultimo lupo della zona. In questa avventura porta con se il figlio Enzo, ma lui non è molto contento della sua decisione, però alla fine decide di accettare, perché questa occasione capita una sola volta nella vita. Lorenzo rimane con lo zio Mario per 2 giorni ed una notte. Quando Lorenzo arrivò davanti alla vecchia casa dello zio, provò una stretta al cuore e fra se e se pensò:"non sarà poi un disastro stare un giorno con quel vecchio! Non abiterà mica in una grotta, aspetterò il babbo e i suoi amici e poi finirà questa tortura". Quando Lorenzo scese dalla macchina del padre trovandosi davanti quella vecchia casa decadente rimase a bocca aperta. Il padre allora chiamò ad alta voce lo zio, ma lui aspettò un po di tempo per rispondere. Dopo un po la porta si aprì perché il nipote gli aveva detto la parola "caccia" e così Enzo potè vedere lo zio. Era alto, anche se curvo, era magrissimo, aveva i capelli bianchi e arruffati e indossava un vecchio abito. Enzo ebbe di nuovo un tuffo al cuore. Il babbo e Lorenzo entrarono nella casa con lo zio, quando Lorenzo entrò in casa vide un arredamento molto dimesso, pochi mobilie molto vecchi. Il papà se ne andò e ci lasciò da soli. Cominciarono a studiarsi. Lui aveva la pelle rugosa e raggrinzita e pensai che aveva la faccia più da bestia che da uomo.... Siccome mi sentivo in imbarazzo pensi di fargli alcune domande:come per esempio se era vero che ne bosco erano tornati i lupi e se lui conosceva così bene il bosco. Lui non mi rispose, ma mi chiese se volevo andare con lui ne bosco o se volevo rimanere a casa. Io gli risposi sgarbato:" No vengo con lei". Lo zio mi disse di andare a mettermi gli scarponcini alti, che avevo portato, li calzai, ma ero molto arrabbiato e sentii di avere le mani sudate quindi mi arrabbiai ancora di più. Chissà dove ha in mente di andare quel vecchio! Alla fine, però, meglio star fuori, che in quella casa puzzolente. Guardai l'orologio, erano appena le cinque. Come avrei passato le ore che avevo davanti? Lo zio diede un' occhiata alle mie scarpe, annuì e ci avviammo. Ci dirigemmo verso il bosco. Dopo un po' intravidi una sorgente:l'acqua usciva da una canna di ferro, e scorreva via perdendosi nell'erba. Camminammo in salita nel silenzio più assoluto, dopo un po' sentii le gambe stanchissime, ma non dissi niente. Ci fermammo sotto un' albero gigantesco e lui mi chiese:"Ti piacciono?" io pensai:"Che cosa?" lui mi guardò e mi disse:" Fragole ne vuoi? Buone così in città non le mangi di sicuro". Malvolentieri ne presi una, e non potei non sentire un gran profumo dolcissimo riempirmi la bocca. Proseguimmo il cammino erano le 18 e 30, improvvisamente lo zio si fermò in una radura eravamo sul ciglio d'una china verde e scoscesa, di fronte a noi fino a perdita d'occhio, c'erano cime e dorsi solenni, come se tutto il resto del mondo fosse montagna. A quel punto Enzo rimase a bocca aperta. Il sole stava calando e anche se a malincuore tornarono a casa. Niente luce, niente televisione, niente di niente. Come avrei passato la sera? Lo zio allora mi fece vedere dove avrei dormito, io lo seguii. Salendo su una scaletta, mi ritrovai in una soffitta polverosa, piena di ragnatele, con una brandina vecchia e rugginosa. Allora lo zio mi disse di sistemare le mie cose e lui avrebbe preparato la cena. Dopo un po lo zio mi chiamò, scesi e vidi la vecchia tavola apparecchiata con i viveri dello zio: minestra, un pezzo di formaggio e alcune fette di salame, ma... protestai io: “E le cose che ha portato mio padre?”. Mangiai in silenzio la minestra, il salame e tutto il formaggio.
Lo zio mi guardò e si mise a ridere. Allora io un pochino più tranquillo cominciai a fargli alcune domande, lui mi chiese quanti anni avevo e io risposi 12, e lui mi disse che era tanto tempo che non parlava più con un ragazzo della mia età, e per questo era abituato a stare solo, ed era questo il motivo per cui era scappato dalla casa di riposo. Lo zio cominciò a parlarmi del bosco, quando all'improvviso sentì un verso stridulo. Ma lo zio mi tranquillizzò dicendomi che era una civetta, un'animale tranquillo, utile perché uccide i topi. Poi lo zio aprì la porta e lo spettacolo che Enzo vide era sbalorditivo: il cielo era pieno di lucciole. Il giorno dopo si alzò presto, si preparò e aspettò l'arrivo del padre con i suoi amici. Il padre e gli amici arrivarono, e insieme uscirono per andare a cacciare l'ultimo lupo. Mentre camminavano nel bosco Enzo, chiese a Pietro, un amico del padre, perché dovevano uccidere il lupo. Pietro gli rispose: “perché la volpe mangia il coniglio, il lupo mangia la volpe e l'uomo mangia il lupo”. Enzo pensò che era una cosa stupida e si augurò di non trovare il lupo. Continuarono a cercare il lupo nel bosco, ma all'improvviso Enzo sentì un odore strano nell'aria, non l'odore degli alberi, di erba, di fiori. Era un odore selvaggio. Odore di lupo. Lì per lì tentò di fuggire, poi, rimanendo immobile, si guardò intorno. Davanti a lui c'era una parete di roccia, fece qualche passo e poco più in là, in mezzo ai rami di un felce altissima vide qualcosa d'un nero intenso. Guardò un buco nella roccia doveva essere una caverna. Adagio allungò il braccio, scostò i rami, vide il lupo. Ebbe voglia di scappare, ma non riusciva a muoversi, restò invece a fissare quegli occhi tondi e gialli, e quagli occhi risposero al suo sguardo. Il lupo giaceva sul terreno della caverna fra ramoscelli e foglie secche con le zampe in avanti, le une sulle altre, sembrava molto stanco, ansava e dalla bocca socchiusa usciva la lunga lingua rosa; aveva gli occhi grandi e liquidi, come se piangesse, e la sua pancia si alzava e si abbassava faticosamente. Non era come l'aveva immaginato, non tentò di attaccarlo, ma lo guardava come per chiedergli qualcosa. Continuarono a guardarsi, ed Enzo pensò: “questo è il lupo che è scappato, forse scappa da ieri, e si è rifugiato qui. Non può più far nulla.” Così, piano piano cominciò a farsi indietro con gli occhi negli occhi liquidi del lupo, poi si volse, e corse verso il padre e i suoi amici. Si ritrovarono tutti insieme la sera a tavola, con lo zio a mangiare. Si misero a far commenti per la delusione di non aver trovato quell'ultimo lupo da ammazzare. Enzo non si sentiva molto allegro, perché lui il lupo, l'aveva trovato, ma non aveva avuto il coraggio di dirlo agli altri. Quindi per questo motivo si sentiva un traditore. Non riusciva a mangiare e il padre preoccupato gli chiese come mai non avesse fame dopo essere stato tutto il giorni fuori a caccia. Lui alzò lo sguardo, e vide che anche lo zio lo stava guardando, e fù certo che aveva capito tutto. A quel punto il padre disse ad Enzo di prepararsi perché sarebbero tornati a casa, ma non poteva andarsene così doveva restare solo con lo zio, chiedergli, spiegargli quello che lui aveva visto nel bosco. Il babbo impaziente di tornare a casa li disse di salire in macchina, mentre lui intanto avrebbe sistemato le valigie nel bagagliaio. Ma Enzo doveva assolutamente parlare con lo zio. Il padre gli replicò di salire, e lui salì in macchina. Stavano per partire quando lo zio si mise davanti la macchina, chiamando Enzo per dargli una cosa. A Enzo non gli parve vero di prendere al volo quell'occasione, scese di fretta dal fuoristrada e corse verso lo zio che aveva in mano un fazzoletto annodato: fragole, e disse: “Ragazzi come te non ce ne sono più, tu l'hai salvata.” “Salvata?” disse Enzo senza capire. Allora il nonno riprese:” Già, tu on potevi sapere che il maschio l'avevo trovato morto in una fossa una ventina di giorni fa... la femmina è rimasta, e aspetta i cuccioli che tu hai salvato.” “Ecco che cosa voleva farmi capire la lupa, e io pensavo di aver tradito mio padre.” “No, anzi non hai tradito, hai salvato.” In quel momento Enzo, con le lacrime agli occhi, seppe che non avrebbe avuto mai più occasione di rivedere lo zio Mario. Ma seppe anche che quello era stato l'incontro più importante della sua vita.
Osservazioni Personali:
Questo libro è molto interessante, non è difficile e consiglio di leggerlo.
Tematiche:
Disperazione,felicità,amicizia e rispetto