L'Agro Romano o Campagna romana

Per Agro Romano dobbiamo intendere quella “campagna” di 2.000 kmq che si estendeva intorno alla Roma delle Mura Aureliane e che aveva come confini il Mar Tirreno, i Monti della Tolfa, il Lago di Bracciano, i Monti Sabatini, i Monti Sabini, i Monti Tiburtini, i Monti Prenestini, i Colli Albani e l’Agro Pontino.

 Ancora alla fine del 1800 la popolazione stabile non andava al di là dei 3.000 residenti in un ambiente caratterizzato dalla desolazione, dalla miseria e dalla malaria. Con l’Unità d’Italia ( 1861 ) e Roma capitale (1870), il problema fu finalmente affrontato, nonostante la resistenza dei proprietari dei grandi latifondi. Approvate le prime leggi sull’Agro Romano che riguardavano le bonifiche delle paludi più estese, vi furono la sistemazione idrica delle zone più malsane, il prosciugamento, l’allacciamento e il deflusso delle acque stagnanti. I frutti di queste leggi si cominciarono a vedere intorno al 1900, mentre la malaria mieteva sempre meno vittime.

 I contadini dell’Agro Romano erano in condizioni pessime e alla mercè dei “Caporali”, che ingaggiavano questa povera gente per lavori settimanali o mensili. La paga mensile era di 25 soldi, ma solo per i lavoratori più produttivi, mentre per gli altri era notevolmente ridotta: basti pensare che i monelli , cioè i ragazzi che erano “prestati”dalle famiglie più povere per lavori giornalieri, non erano pagati, ma venivano “acquistati” direttamente dalle famiglie per un prezzo che non superava mai le 50 lire.Tutta la popolazione era semi-nomade e costretta, per il clima e la malaria, a spostarsi continuamente.

Per renderci conto della desolazione di quegli ambienti basti pensare che, ancora alla fine del 1800, la superficie corrispondente all’attuale IV Municipio (circa 10.000 ettari) era abitata in estate da poche decine  di persone. Ma il vero problema era legato ai metodi inadeguati di lavorazione del terreno e il grano veniva trebbiato  con le mani, nonostante vi fossero le macchine adatte a farlo.

Sulla necessità di provvedere all’istruzione dei lavoratori stagionali si discuteva da tempo, perché  l’ignoranza impediva a tanti individui di far valere i propri diritti umani e civili; le condizioni di estrema povertà e la mancanza di igiene producevano sofferenza, disagio e malattie, mentre e non era un caso se l’Agro deteneva il primato della criminalità, dovuta alla miseria e all’analfabetismo secolare. e nella provincia di Roma era ancora presente il brigantaggio. Il fenomeno della criminalità cominciò ad attenuarsi solo con la diminuzione dell’analfabetismo, ma la percentuale di analfabeti era ancora altissima; secondo i dati ufficiali, nel 1871 era del 70%, nel 1881 era scesa al 62%, per arrivare nel 1901 al 48%. Poco più di un terzo di ragazzi superava la terza elementare. La legge Coppino del 1877 stabilì l’obbligo dell’istruzione elementare per tutti i fanciulli da sei a nove anni, però

 uno degli ostacoli più grandi dell'alfabetizzazione era rappresentato dalla mancanza di edifici o di locali per la scuola , dalla pessima condizione di quelli esistenti, in particolare nelle campagne, e dalla mancanza di personale tecnico competente.

Anche se insufficienti a risolvere il problema della alfabetizzazione, ebbero una discreta diffusione le scuole istituite da privati, soprattutto nei grandi centri, mentre nelle campagne, che contavano il maggior numero di analfabeti, la scuola tardava ad arrivare.

Per incrementare l’istruzione di base, si era ricorso anche alla istituzione di scuole per i soldati e, per un certo periodo, l’esercito ebbe la sua scuola elementare obbligatoria, anche se scadente .

Tra i tanti problemi riguardanti la scuola elementare, restava da affrontare quello dei maestri, la cui preparazione era spesso  inadeguata.

La Legge  Orlando del 1904 estese l’obbligo scolastico ai ragazzi di 12 anni, e nello stesso tempo cercò di migliorare la retribuzione degli insegnanti, parificando gli stipendi tra il personale maschile e quello femminile.

Per quanto concerne l’Agro romano, la legge sul bonificamento per la prima volta  riconosceva l’assoluta “necessità” della scuola nell’ambiente rurale, quale " strumento di elevazione materiale e morale, e quale garanzia di benessere e di progresso della popolazione agricola".

In un contesto duro e difficile come quello della campagna romana, gli interventi compiuti, a partire dal 1870, dal Comune di Roma per l’istruzione tra i contadini avevano ottenuto pochissimi risultati: sino al primo decennio del secolo, infatti, le scuole comunali rurali non raggiungevano la trentina.

Occorreva, poi, risolvere anche il problema dell’abitazione dei maestri rurali, che rischiavano la salute vivendo in luoghi malsani ed isolati, mentre per le maestre la situazione appariva persino più complicata, essendo costrette a vivere lontano dalle proprie famiglie, in un contesto ambientale rozzo e difficile, male alloggiate ed ancor peggio retribuite.

Alla scuola, inoltre, si raccomandava di farsi carico di un maggior controllo sull’igiene personale: “Ho osservato nell’agro – scriveva un Ispettore – molti bambini che non si lavano mai, molti altri infetti da malattie cutanee causate dalla sporcizia e tanti altri vittime innocenti della malaria ”.

 Ma, nell'Agro, le condizioni più drammatiche, come già accennato, erano quelle dei bambini : vivendo nella sporcizia e nella miseria, erano tormentati dalle malattie cutanee e dalle febbri malariche e nelle famiglie più povere, mediante una caparra di 40-50 lire, venivano ceduti ai “caporali”, che li costringevano a lavorare  come bestie e a subire ogni sorta di abusi .

Queste  le condizioni di vita che si rivelavano con tragica evidenza nelle campagne e nell’Agro romano, mentre  le grandi famiglie  romane, che  si occupavano poco delle loro terre e delle sorti dei lavoratori che le coltivavano, erano interessate soprattutto alle partite di caccia alla volpe.

 

links : chiese dell'Agro Romano

1) http://www.rossilli.it/Immacolata.htm

2) http://www.rossilli.it/rossi.htm

 

 

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